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Alexandra Kurzak in concerto alla Scala
25 marzo 2011


TEATRO ALLA SCALA. ALEKSANDRA KURZAK IN CONCERTO

         Già ascoltandola un anno fa al suo debutto scaligero come Gilda in Rigoletto l’impressione era stata quella di una voce particolare nell’ambito di quel tipo di soprano che è detto “di coloratura” per l’agilità che dispiega lungo tutta la sua estensione. D’altronde, scorrendo il suo curriculum appare chiaro come Aleksandra Kurzak – polacca, studi di canto, oltre che di violino e pianoforte, a Breslavia e ad Amburgo sotto la guida della madre, il soprano Jolanta Żmurko – stia sempre più incarnando le caratteristiche del soprano drammatico di agilità nell’affrontare personaggi come Donna Anna, Adina, Lucia di Lammermoor, Violetta, ai quali sa conferire l’originaria cifra interpretativa che ancora oggi viene spesso disattesa a dispetto della lezione callasiana, che purtroppo non si può dire sia stata davvero definitivamente acquisita in tutti i suoi aspetti. Ascoltandola nel repertorio cameristico se ne può apprezzare la sapienza nel trasformare la parola in suono senza che se ne perda l’accento poetico, e la duttilità vocale che sa esprimere le più varie inflessioni dell’animo.  La prima parte del suo concerto alla Scala era dedicata alla voce della notte, l’usignolo, soggetto fra i più visitati dalla poesia romantica. Un viaggio in ordine cronologico e geografico, dal mondo germanico di Schubert, Brahms e Berg, alla malinconia scandinava di Grieg, ai polacchi Żeleński e Niewiadomski, che declinano in maniera del tutto opposta lo stesso testo di Adam Mickievicz - positivo e tutto in modo maggiore il primo, pieno di nostalgia per qualcosa di irrimediabilmente perduto il secondo – allo scherzo poetico-musicale  di Witołd Lutosławski, al mondo russo di Čaikovskij, Rimskij-Korsakov e Alabiev, con il suo celebre Solovej, classica aria di bravura scandita da ritmi tipicamente slavi. Tutta dedicata alla patria polacca la seconda parte del programma, aperta da tre liriche di Chopin e completata  da brani di Stanisław Moniuszko, Myecisław Karłowicz, Ludomir Różycki e del grande bardo e patriota Ignacy Jan Paderewski. Operistici, invece, i due bis. Con la sua esecuzione di  “Regnava nel silenzio” dalla donizettiana Lucia di Lammermoor, ma ancor più con il secondo brano fuori programma, “Una voce poco fa” dal Barbiere di Siviglia di Rossini, la Kurzak ha confermato quanto il percorso belcantistico che sta percorrendo nel senso più reale e completo del termine le stia a pennello. Con lei al pianoforte lo splendido Eric Schneider.

 

Vittoria Licari

 

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